mercoledì 29 luglio 2015


HO INCONTRATO UN ARTISTA

E' un collagista, si chiama Cosimo Rizzuto.

 
Ogni rivoluzione ha i suoi presupposti storici e la propria necessità interiore, ma è sempre un individuo singolo che ne esemplifica e ne realizza gli elementi novatori.
Il percorso dell’arte europea è ricco di grandi rivoluzioni e di grandi rivoluzionari, da Caravaggio a Picasso, dagli Impressionisti alla Pop-Art, artisti che hanno rotto con la tradizione e trovato nuovi mezzi di espressione visiva.
Cosimo Rizzuto si è svincolato dalla pittura, dai suoi tradizionali legami; egli dà un’impronta determinante al quadro culturale dei nostri tempi, provocando una svolta decisiva nel panorama artistico, sul piano formale e spirituale.
Ma com’è giunto Cosimo Rizzuto alla formulazione del nuovo linguaggio?
Quali sono le sue leggi?
Come si è compiuto il suo sviluppo?
Cosimo Rizzuto ha più di 50 anni di esperienza nel mondo del cinema, una completa educazione di vita e di esperienze vissute sulla pelle.
Fin dagli anni della adolescenza è stato sempre attratto, misteriosamente, verso la pittura e già allora è cominciato il suo amore per il collezionismo, che tutt’ora continua. Quando a Roma conobbe P.P. Pasolini, agli inizi degli anni ’60, comprese che la sua educazione artistica era già matura, ma egli volle percorrere le strade più impervie del cinema, per approdare oggi con la sua memoria visiva.
Quando lo avvicini, commuovono la sua fantasia e il suo entusiasmo; l’abbandonarsi all’avventura, con la sua visione di montaggista, lo riempie del più grande fervore per quell’essenza straordinaria che si chiama colore.
Egli non appartiene a nessuna accademia né corrente artistica, non si può catalogare né tantomeno etichettare: è incontaminato, puro.
Osservi i suoi montaggi e rimani stupito, meravigliato, smarrito perché non solo la suggestione dell’opera è grande, ma è addirittura indelebile la traccia che essa lascia nella memoria, sì che ogni particolare, fino al più piccolo, resta sempre, stranamente davanti agli occhi.
All’inizio, tutto ciò mi era poco chiaro, non riuscivo a trarne le semplici conseguenze. Comprendevo soltanto l’intensità della tavolozza, un’intensità che mai avevo neppure sospettato, che mi era sempre rimasta nascosta, l’intensità dei ricordi del cinema, dei colori, dell’attesa prima che abbia inizio l’azione.
Così si esprime Cosimo Rizzuto, come un regista sul set. Il montaggio ne acquista forza e splendore, abbagliando la memoria dell’osservatore, riconducendolo alla verità, al giudizio, alla critica del tempo in cui siamo collocati dall’età tecnologica del web, dai falsi valori generazionali e sociali.
Con queste suggestioni Cosimo Rizzuto crea un punto di partenza per realizzare le sue aspirazioni pittoriche, ma le “lezioni”,quelle dell’Accademia, non si adattano ai suoi ideali, rifiuta il tradizionalismo tecnico.
Egli utilizza ciò che lo circonda, che lo interessa, adopera, taglia, monta.
I migliori lavori li noti per la maestria dell’esecuzione, li avverti nella pelle come un’emozione.
I montaggi, sono essi stessi che si raccontano, evocano un ritmo di ballate quotidiane in cui ritornano ricordi e sogni dell’infanzia.
Questi lavori, pur con i loro notevoli motivi d’interesse, non sono che un timido preludio alla più grande attività dell’Artista, quale già si prospetta.
Salvatore Galiano



















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